Attentati

Dopo che il Senato italiano ebbe approvato una nuova legge che, con mero atto amministrativo, prevedeva la possibilità di revocare la cittadinanza agli optanti di ritorno in Sudtirolo e giudicati “incompatibili con il dovere di fedeltà nei confronti dello Stato e delle sue istituzioni”, il 1° giugno 1961 si incontrarono a Zernez (in Svizzera) dieci esponenti del BAS del Tirolo Settentrionale austriaco e del Sudtirolo. Congiuntamente decisero di compiere azioni di resistenza politica consistenti nell’eseguire attentati ai danni dei simboli del potere statale italiano, della colonizzazione e della politica di immigrazione ma impegnandosi a non mettere assolutamente a repentaglio vite umane. In quell’occasione fu fissata la data della “Notte dei Fuochi”.

Non prima del 1964 cadde però ogni remora: una reazione indubbiamente influenzata dalle notizie delle torture subite dagli attivisti BAS arrestati e dall’uccisione di Luis Amplatz, di altri attivisti e di civili totalmente estranei. I responsabili degli attentati ai danni delle persone furono sempre meno facilmente individuabili e, a partire dal 1964, è innegabile un coinvolgimento dei servizi segreti italiani in numerosi di quegli atti terroristici. Attraverso questa “strategia della tensione” si mirava a screditare e isolare gli attivisti, oltre che a esercitare pressioni sull’Austria.

Dal 1961 neofascisti italiani commisero in Austria attentati terroristici con spargimento di sangue. Gli autori restarono impuniti.